Al G7 gli USA sorprendono: niente più accuse alla Russia. Trump negozia con Kiev e spinge per un accordo sulle terre rare.
Il G7, tradizionalmente compatto nel condannare l’operato russo in Ucraina, si trova ora di fronte a una svolta inaspettata. Le dichiarazioni provenienti dagli Stati Uniti hanno scosso gli equilibri internazionali, lasciando intendere che la nuova amministrazione americana stia ridefinendo le proprie priorità strategiche.
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Nuove dinamiche diplomatiche al G7
Negli ultimi mesi, la retorica di Washington ha subito un cambiamento progressivo. Da una posizione ferma a favore di Kiev e delle sanzioni contro Mosca, si è passati a toni più sfumati, culminati durante il recente summit del G7. Il presidente Trump, noto per il suo approccio pragmatico e talvolta imprevedibile, sembra puntare a una nuova forma di dialogo che esclude la Russia dal ruolo di unico aggressore.
Durante i lavori del G7, i delegati americani hanno evitato di inserire nei documenti ufficiali la consueta definizione della Russia come “Paese aggressore”. Questa scelta, apparentemente tecnica, ha un significato politico profondo. L’inviato speciale Keith Kellogg, vicino a Trump, ha incontrato in sordina il presidente ucraino Zelensky, suggerendo che il dialogo sia ancora aperto, ma su basi diverse.
Nel frattempo, l’Europa non è rimasta a guardare. I leader dell’UE, tra cui Ursula von der Leyen e Antonio Costa, hanno intensificato il loro sostegno a Kiev, programmando una visita congiunta il 24 febbraio, anniversario dell’inizio del conflitto. Un gesto che appare come una sfida diretta alla nuova linea americana.
Il nodo delle terre rare e il futuro degli aiuti
Dietro il cambio di rotta statunitense si cela un interesse strategico: il controllo delle terre rare, materiali essenziali per la tecnologia moderna e la transizione energetica. L’amministrazione Trump ha proposto a Kiev un accordo che prevede la partecipazione delle imprese americane allo sfruttamento delle risorse ucraine. Come contropartita per il proseguimento degli aiuti militari.
La proposta è stata accolta con freddezza da Zelensky, che la considera un «ricatto ingiusto», mentre i media ucraini parlano apertamente di un accordo capestro. Il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha chiarito la posizione americana in un’intervista a Fox News: «L’Ucraina deve abbassare i toni», invitando Zelensky a «esaminare attentamente la situazione» e «firmare l’accordo» sulle terre rare.
La notizia chiave? Al prossimo summit ONU, gli Stati Uniti continueranno a non indicare la Russia come responsabile del conflitto. Un cambiamento che, se confermato, potrebbe ridisegnare la mappa delle alleanze globali, mentre il Cremlino osserva con soddisfazione l’evolversi degli eventi.